Serie A

#UDINESEINTER 1-2

Corri, Davide. Corri verso quella palla che tutti noi volevamo spingere in porta. Corri dai tuoi compagni, in panchina. Corri sotto ai tifosi nerazzurri. Non è San Siro, ma lo stadio di Udine è solo nerazzurro. Vibra. Vibra sotto ai colpi di una squadra mai doma, unita, fiera. Si mischia tutto: la gioia, il delirio, gli abbracci e le urla. Un pallone da spingere oltre la linea, oltre Okoye, portiere col mantello di Superman. Quel pallone che entra, al minuto 95, è un macigno: è il gol del 2-1, è un gol da 3 punti, è il gol del nuovo +14. Mancano 7 partite e l’Inter non rallenta, non può farlo. Nemmeno quando va sotto quasi per caso, nemmeno quando si trova davanti un portiere in serata di grazia. Testa bassa, idee e piedi fini: ricetta unica per non lasciare nulla per strada. Avanti tutti, all’arrembaggio, con coraggio, con tre punte, con gli esterni, con i difensori in attacco. La voglia di vincere che vale più di ogni altra cosa. Prima il rigore perfetto di Calhanoglu, poi la spinta, continua. Il sole è già sceso, l’eclissi non ha oscurato la luce nerazzurra. Brilla solo l’arancio delle nostre maglie: il tiro di Lautaro, la parata, il palo. E poi, Davide Frattesi. Come contro l’Hellas, lì, pronto a insaccare, pronto a correre sul prato verde, inseguito dai compagni, una gioia incontenibile, un abbraccio infinito.

11 tiri a 3, 78% di possesso palla, 17 tocchi nell’area avversaria (contro 1), 5 conclusioni negli ultimi 16 metri, il triplo dei passaggi totali. Il primo tempo è a senso unico, ma il calcio si sa non è una scienza esatta ed ecco che a Udine, al riposo, c’è la squadra di casa, in vantaggio. Sembra assurdo, ma l’andamento del primo tempo al Bluenergy Stadium non fa altro che far crescere il rammarico tra le file nerazzurre. Un’Inter ben disposta, con idee chiare, gamba svelta, voglia di mettere gli avversari all’angolo. Di fronte, la squadra di Inzaghi, si trova uno straordinario Maduka Okoye, portiere nigeriano dell’Udinese. Con le sue parate su Calhanoglu e Lautaro il numero 40 tiene in piedi l’Udinese e anzi dà la chance alla sua squadra di trovare il vantaggio. Le transizioni dell’Inter funzionano, anche i palloni che arrivano dalla sinistra. Poi Calhanoglu: ispirato, con voglia di segnare. Calcia da ogni posizione ma trova le risposte super di Okoye. L’Inter c’è, gioca bene, prova a insistere proprio quando l’Udinese fa più fatica. La squadra di Cioffi però ha uno schema preciso: lavorare sulle imperfezioni nerazzurre. Quando l’Inter sbaglia appoggio, ecco che la palla recuperata si trasforma in velenosa. Succede proprio così al 40′: un’innocuo pallone a metà campo, che poi finisce largo sulla destra. Samardzic si accentra e calcia senza velleità di sinistro: il tiro, deviato da Carlos Augusto, non viene letto né da Dumfries né da Sommer, e si infila beffardamente in porta. 1-0, incredibile. Come incredibile è la risposta di Okoye sul colpo di testa di Lautaro, due minuti più tardi. Perché l’Inter va sotto, ma non arretra di un millimetro e anzi, con più rabbia, si getta in avanti. Tre minuti dal fischio d’inizio della ripresa e Carlos Augusto, in mischia, fa 1-1: tutto vanificato da un off-side, che cancella il pareggio. L’Inter spinge, l’Udinese è accorta e punta al contropiede sistematico. Ma la pressione è sempre maggiore e da un pallone giocato in area da Dimarco, Okoye travolge Thuram: rigore netto. Dal dischetto, Calhanoglu è glaciale, come sempre: 1-1 e decimo gol in campionato per il turco, infallibile dagli 11 metri. Il rigore è incredibile per precisione e potenza: un destro incrociato che nemmeno il gigante Okoye può sfiorare.

Avanti, non c’è altra strada. Ma l’Udinese sa come ripartire: Mkhitaryan, con una giocata che vale un gol, si fa tutto il campo per chiudere la strada a Thauvin nell’area nerazzurra. Un prodigio difensivo manifesto della incredibile attitudine di tutti i nerazzurri. Inzaghi spinge sull’acceleratore: entrano Darmian e Frattesi, poi Sanchez per Calhanoglu e Buchanan. Infine Arnautovic. Inter a trazione anteriore, con Barella e Frattesi a centrocampo e Sanchez dietro le punte. Tre volte al tiro: Frattesi si scalda, si inserisce, non viene fermato da un’Udinese che inizia ad accusare la fatica. Buchanan regala freschezza e imprevedibilità, l’assedio finale è un mix di palloni in area, un pizzico di confusione, qualche giallo (Pavard e Lautaro salteranno il Cagliari) e rincorse. Al quinto dei 7 minuti di recupero, però, la magia: Arnautovic di tacco innesca Lautaro, che calcia fortissimo rasoterra dal limite. Okoye compie l’ennesimo prodigio, la palla va sul palo. Poi c’è Frattesi. Il resto è sul tabellino: 23 tiri a 3, 77% di possesso palla, 3.34 di expected goals contro lo 0.08 dell’Udinese. C’è solo l’Inter. Una squadra infinita.